La mia Sarnico – Lovere Run

Ho aspettato più di un mese per scrivere questo post.

Perché la Sarnico – Lovere Run, gara che sapevo essere dura e antipatica, mi ha messo davvero in crisi.

Nei giorni precedenti la gara ero carico ed entusiasta, visto anche il bel risultato ottenuto alla Mezza sul Serio, ma dal 1 Aprile al 21 Aprile mi sono allenato veramente poco (4 allenamenti in 3 settimane) e i risultati si sono visti.

Ma soprattutto ho veramente fatto una valanga di errori, e devo prendermela solo con me stesso…

Ma andiamo con ordine…

Arrivo al mattino alle 6:45 a Lovere, parcheggio la mia auto e salgo sul bus navetta che mi porta a Sarnico. Appena arrivato gioisco del fatto di essere andato il giorno prima a ritirare il pettorale: la coda per il ritiro è veramente lunga…
Approfitto comunque della “colazione” messa a disposizione e mangio un pezzo di crostata con un te caldo.
Vado verso la zona spogliatoi e inizia il primo dilemma: maniche lunghe o mezze maniche? Il tempo è coperto e minaccia pioggia per cui sono orientato sulle maniche lunghe. Vado di nuovo a fare un giro, bevo un caffè (e incontro una simpatica runner, di cui però non ricordo né il nome né la provenienza…) e torno in spogliatoio.

Decido per le  maniche lunghe (errore numero 1): mi pentirò in seguito di questa scelta, perché il sole farà spesso capolino dalle nubi, e nelle gallerie mi sembrava di morire di caldo. Tanto per peggiorare le cose mi metto anche la canotta societaria sopra…

Messo il mio bel pettorale consegno la borsa al camioncino e vado a fare una corsettina di riscaldamento attorno alla zona di partenza, tranquillo tranquillo come al solito. Incontro il mitico Valerio, compagno di società conosciuto a Dalmine, che va come un treno (finirà in 1h 49′ e spiccioli…), e anche qualche runner delle mie zone, compreso il Guru della Valzella, che a causa di un urgente bisognino non riesco a salutare.

A 15 minuti dalla partenza mi avvicino alle griglie, andando convinto verso la terza (quella dei “lenti”). Con mio stupore l’addetto mi rimbalza: “No, col pettorale blu devi andare davanti, in prima griglia”. Probabilmente il fatto di essermi iscritto molto presto mi ha fatto finire davanti con i keniani…ovviamente mi gaso come un pazzo, e vado in prima griglia, davanti a tutti, solo per poter vedere la macchina col cronometro sul tetto, che non vedrò più se non all’arrivo. Questo è il mio errore numero 2: “non sei un keniano, parti come hai programmato, a 5′ 45″. Fatti da parte e lascia andare gli altri…” mi dice la voce dell’allenatore interiore. “Va a quel paese” risponde il diavoletto sulla spalla destra, con il sotto fondo di Jump dei Van Halen (dannato DJ, un po’ è anche colpa tua se son partito a mille!).

Credo che questa delle griglie sia stata l’unica vera magagna dell’organizzazione: io con un tempo di 2 ore sulla mezza (quello era il mio miglior tempo e anche l’unico quando mi sono iscritto) sono finito davanti, sono partito troppo forte e sono scoppiato presto. Ma più che altro so di gente accreditata di 1h 28′ sulla mezza o che l’anno scorso aveva chiuso la prima edizione della Sarnico – Lovere in 1h e 31′ che è finita in terza griglia, in fondo al gruppone. Loro meritavano sicuramente un posto davanti, e non sarebbero stati rallentati dalla folla, io se fossi partito con gente col mio passo non avrei esagerato troppo nei primi 10 km e forse sarei arrivato meglio alla fine.

E poi si parte, rivedo Valerio che mi supera agile sul primo rettilineo, ma lui è di un altro mondo… E i primi 5 km arrivano in frettissima: 25′ 44″, decisamente troppo troppo veloce.
Cerco di tornare in tabella, rallentando un po’, ma anche ai 10 km sono ancora troppo avanti. Inizio a patire il caldo, l’umidità nelle gallerie, e cerco di slacciare la lampo della maglia a maniche lunghe.

Da qui in poi, ai miei sbagli si aggiungono un po’ di sfighe: la lampo si rompe e devo “appallottolare” la maglia sulla schiena per riuscire  a trovare un po’ di fresco, il sole va e viene, caldo e freddo, l’umidità a mille specie nelle gallerie.

E ai 15 km arriva il colpo di grazia: 5 minuti sotto la pioggia, che a tratti diventa grandine, e la salita che porta a Zù.
Fine, si spegne la luce e non c’è più niente da fare. Continuo a corricchiare, perché non voglio ritirarmi, verso la fine rispunta anche il dolore al tendine d’Achille destro.

Con molta fatica arrivo nei pressi del traguardo, ai 200 metri rispunta Valerio, già “docciato” e con la sacca in spalla che se ne sta tornando a casa, e mi saluta per l’ennesima volta.
Ultima curva, si vede l’arrivo e complice la fatica, la stanchezza, il dolore, e la gente che nonostante tutto tifa e incita, arriva il groppo in gola e qualche lacrima di commozione mentre una ragazza mi mette la medaglia al collo.

E’ fatta, non è andata come volevo, ma porto a casa un bel bagaglio di esperienza su come (non) va gestita una gara.

E comunque i bambini lungo la strada che ti danno il “cinque”, la banda che suona al nostro passaggio (forse era a Predore, non ricordo), il paesaggio fantastico, fanno passare la fatica e  la delusione molto in fretta.

E comunque sono arrivato in fondo, con un tempo ufficiale (real time) di 2 ore 23′ 38″, per 25,3 km alla media di 5′ 40″ /km, che non è male, ma per come è maturata è una mezza delusione.
Ma non mi fermo, e per l’anno prossimo è prevista la mia rivincita. Zù aspettami, mi sto allenando…

3 pensieri su “La mia Sarnico – Lovere Run

  1. Complimenti Igor, nonostante la crisi hai tenuto… penso che anche se fossi partito più piano il tempo totale non sarebbe cambiato di molto…certo, ti saresti “gustato” di più la gara!
    Mi fai venir voglia di provare a cimentarmi visto che più o meno viaggio sui tuoi ritmi…non la maratona però!

    • Se avessi gestito meglio il tutto forse sarei rimasto sollo le 2 ore e 15 che era l’obiettivo del giorno.
      E avrei sofferto molto meno…
      Iscriversi a una gara è la “molla” che mi fa uscire dal letto al mattino presto.
      Appena guarisce il ginocchio, si riparte, obiettivo maratona!

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