Mi raccomando, lassù saluta la mia nonna, che era una tua grandissima fan, come me.
E màngiati i fagioli con gli angioletti.
Altrimenti… Altrimenti ci arrabbiamo!
emozioni
Riflessioni di fine anno sulla ISS
Chiudo il 2014 su questo blog augurando buon anno ai miei fedeli lettori e lasciandovi con due riflessioni nate guardando cosa fanno gli astronauti sulla ISS.
Riflessione #1
Ieri stavo guardando lo streaming in diretta dalla Stazione Spaziale Internazionale trasmesso QUI.
Durante la diretta si possono sentire le comunicazioni tra controllo missione a terra e stazione spaziale, spesso in inglese ma a volte anche in russo. Ogni tanto c’è anche una “voce narrante” che riassume quello che stanno facendo gli astronauti in quel momento (specialmente quando non si vede nessuno nel video) e cosa sta succedendo a bordo e a terra.
Ieri mi sono stupito nell’ascoltare la diretta (in inglese), perché mi sono reso conto che il controllo missione a terra stava dando istruzioni a un astronauta (credo fosse l’ingegnere di volo Elena Serova) su come riavviare un sottosistema della ISS per aggiornarne il software.
Sembravano le telefonate che capitano a me in ufficio, fatte però da terra verso un oggetto volante a 400 km di altitudine:
Controllo Missione: “adesso tenendo premuto il tasto F12 sulla tastiera, riavvia il sistema finché compare una richiesta di input sullo schermo”
Astronauta: “ho riavviato e il display mostra il seguente messaggio: ‘errore [non mi ricordo il testo esatto…]’, sto continuando a tener premuto F12”
Controllo Missione: “Ok, saremo da te fra poco con delle istruzioni”
Astronauta: “Copiato” [che significa “ho capito” nel gergo delle comunicazioni radio]
Io credo che la preparazione media di un astronauta in termini di capacità informatiche sia molto più elevata della preparazione media di uno dei miei utenti in ufficio, per cui mi ha fatto sorridere il modo in cui venivano date le istruzioni e la apparente incapacità dell’astronauta nel fare qualche azione autonoma (me la immagino che è li ancora con F12 premuto…).
Ma probabilmente funziona proprio così: in queste situazioni l’iniziativa personale potrebbe persino essere pericolosa, per cui tutti si attengono scrupolosamente alle istruzioni!
Riflessione #2
Sempre ieri sera, a casa ho preso il mio smartphone e ho mostrato a mio figlio di 8 anni la diretta streaming dalla ISS: si vedeva un astronauta sullo sfondo che stava evidentemente mangiando, poi è “passata” Samantha Cristoforetti fluttuando a piedi in avanti, si è agganciata a un maniglione, ha preso alcune cose da un “cassetto” ed è tornata indietro da dive è venuta, sparendo nella parte bassa dell’inquadratura.
Mentre spiegavo a mio figlio che gli astronauti “volano” perché sono in assenza di gravità, che il concetto di “sotto” e “sopra” sulla ISS è praticamente insensato, e che probabilmente se non ti rendi conto che stai ruotando su te stesso puoi facilmente perdere l’orientamento nella stazione, mi ha folgorato questa cosa:
Sto guardando in diretta quello che succede a 400 km nello spazio dallo schermo di un telefonino.
Non vi sconvolge questa cosa? Rileggetela un attimo:
Sto guardando IN DIRETTA quello che succede A 400 KM nello spazio dallo schermo DI UN TELEFONINO
Pensate a quanta tecnologia, ricerca, lavoro, sudore, menti e cervelli ci sono dietro questa semplice frase…
AstroSamantha e le dirette TV
Sto cercando qualche canale che trasmetta la diretta del lancio della Soyouz con a bordo la prima astronauta italiana, Samantha Cristoforetti. Sto già disperando, quando approdo su Rai News 24. E la diretta C’E’!
La scienza (in generale) difficilmente approda in TV. Certo, su un canale di notizie, non sulla rete principale, ma è già qualcosa.
Togliamo il “comunque”
Ieri si sono conclusi i mondiali di pallavolo femminile.
Oggi, come sempre quando si chiudono grandi manifestazioni sportive, i titoli dei giornali mostrano la solita scarsa fantasia: se si vince, eroi, se si perde, “comunque bravi”.
Perché quando c’è una sconfitta deve esserci sempre un “comunque“? “Comunque grazie azzurre”, “Grazie lo stesso”, “Comunque ci avete fatto emozionare”.
Togliamo questo “comunque”, che sa tanto di premio di consolazione.
Grazie azzurre, perché siete scese in campo giocando la miglior pallavolo possibile (e chi dice il contrario non è mai sceso su un campo da gioco, non si gioca una semifinale mondiale con leggerezza, sottovalutando l’avversario).
Grazie azzurre, perché avete sopportato la pressione di giocare in casa, unita alle mille chiacchiere “da bar” dei presunti tecnici.
Grazie azzurre perché avete fatto tutto quello che potevate e anche di più…
Grazie azzurre perché avete perso: in una competizione solo una squadra vince, le altre danno tutto per poi, alla fine, tornare a casa senza aver vinto niente.
Grazie per le emozioni, per la bella (e anche brutta) pallavolo che ci avete fatto vedere.
Grazie perché al prossimo mondiale, o World League o quello che sarà, sarete ancora li, e noi pure, a tifare, arrabbiarci e applaudire, nei palazzetti o davanti alla TV, sia chi ha vinto che chi ha perso.
#conleazzurre sempre!
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