Sventola, o tricolore

Oggi è il compleanno del tricolore alla finestra.

Un anno fa, 23 febbraio 2020, l’ultima “uscita”.

Il tricolore sul balcone, la strada vuota, il silenzio dove c’è sempre caos, bar chiusi, supermercati con ingressi contingentati.

La bandiera è ancora li, appesa alla terrazza, in compagnia di quelle dei miei vicini.

Perchè anche se ci siamo sentiti spesso abbandonati o dimenticati in questo anno di lockdown più o meno stretto, ci sentiamo ancora italiani.

Guardiamo avanti, con un filino di speranza.

Non dimentico, ma guardo al futuro.

Tornare al blogging?

None of us still blogging do it for clicks.  We do it to leave our traces, because it feels good to us, and because complete statements are better than tweets or facebook updates.

Warren Ellis

Spesso penso se serva ancora a qualcosa bloggare, e per mesi ho avuto altri pensieri, completamente diversi e nessuno legato allo scrivere.

In realtà ha ragione Ellis, ho iniziato a scrivere sul blog per me, nel tempo la cosa si è un po’ evoluta ma in sostanza ho sempre scritto solo per me, per ricordare o per dare un posto ad alcuni pensieri.

Tornerò a scrivere, prima o poi, ma con questo solo obiettivo: scrivere “in bella” quei pensieri che girano qua e la, quelli che ti vengono di notte e spaventano, quelli “a mulinello” che ti tormentano tutto il giorno.

Magari anche cose che ho fatto o scoperto e che potrebbero essere utili a qualcuno che fa il mio lavoro… o a nessuno, fa niente.

Un anno sospeso

Non ho scritto molto riguardo alla pandemia da Covid-19, al lockdown, ai lutti, alla paura, alle notti insonni… forse perchè non ne siamo mai usciti e puntualmente a settembre siamo cascati nella prevedibilissima seconda ondata.

Avevo iniziato una specie di diario a marzo, per non dimenticare, perchè la memoria (mia e collettiva) è corta, e certe cose già solo 3 mesi dopo sembrano assurde.

Poi ho interrotto, quello che per me è iniziato il 23 febbraio, con la progressiva chiusura di tutto, con qualche paese che sospende le sfilate di carnevale e qualche altro che invece le fa, dopo mesi non sembrava degno di essere ricordato.

L’unica cosa che sono sicuro non dimenticherò mai è il venerdi santo di questo 2020, in lockdown, tutti chiusi in casa. Per la strada passa un furgone della protezione civile con il parroco che canta e prega da solo e la statua del Cristo morto sul cassone.

E le bare sui camion dell’Esercito, ciascuna col suo Gesù morto, senza parenti ad accompagnarlo. Solo, come quel Cristo sul camion della protezione civile.

 

Filastrocca del minuto di silenzio

Una poetessa che conosco molto bene (!) ha scritto questa filastrocca per spiegare ai bambini cosa significa il minuto di silenzio.

FILASTROCCA DEL MINUTO DI SILENZIO

Stiamo in silenzio per un minuto…
Cosa vuol dire? Chi si è perduto?
La mamma mi dice di spegnere tutto:
tivù, tablet, in segno di lutto…

Guardo fuori dalle mie tende:
questo silenzio un po’ mi sorprende…
Non sento più radio, né il televisore
e questo minuto mi sembrano ore.

Forse stiamo aspettando qualcuno?
No, non vedo arrivare nessuno…

Sento il mio cuore che suona il tamburo
Ora son fermo, lui batte sicuro;
sento il respiro, soffio leggero,
ma sulla Terra c’è un velo nero…

Tante famiglie non stanno bene
hanno dolore, non sono serene,
perché qualcuno è volato via
ci son tante lacrime e malinconia.

Senza rumore forse ho capito
cosa il silenzio mi ha suggerito:
il dono grande di questo minuto
è dare a qualcuno ancora un saluto,
è regalare un pensiero prezioso
che porti calma e un tranquillo riposo.

E tu, vento, porta alla Terra un messaggio:
se siamo insieme abbiamo coraggio!